PIEMONTE (La Natura Morta in Italia)
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Regione Piemonte (La natura morta in Italia)
La natura morta in Piemonte ha molti rappresentanti veramente specializzati nel genere. Emblematico a questo proposito il caso di Orsola Maddalena Caccia (Moncalvo 1596 – 1676). Figlia del ben più conosciuto Guglielmo, nella sua lunga esistenza, fra collaborazioni con il padre, la sorella Francesca, le cure del convento e “l’atelier” dello stesso, ha dipinto molte erbette, fiori e uccellini, spargendoli nei suoi quadri e pale d’altare. Però ci ha lasciato poche nature morte veramente autonome. Quelle giunte a noi testimoniano di una poetica sensibile e commovente che, in verità, appare ben lontana dalla devozionalità che la critica ufficiale attribuisce, a questa indaffarata, ma sensitiva , suora pittrice.
Molto più “organico” e fecondo, anzi fecondissimo è Octavianus Monfort (notizie dal 1680 al 1685). Pittore o meglio miniatore in grande su pergamena, di affollatissime composizioni di frutti e fiori. Lo schema strutturale dei suoi dipinti può apparire anche ripetitivo (sempre un piano d’appoggio orizzontale, un contenitore un poco ribaltato e un fondo scuro o neutro), ma poi i suoi frutti e fiori hanno una tale sugosa realtà da coinvolgere tattilmente i nostri sensi. Certo è che queste curiose nature morte non hanno la scioltezza di quelle di Giovanna Garzoni (vedi poi) che pure il Monfort ha evidentemente studiato, ma si pongono in una più rustica atmosfera ben coincidente con quella di certi castelli sabaudi adagiati sulle colline del Canavese o inerpicati sui contrafforti aspri delle Alpi.
Fecondissima l’attività, tutta settecentesca, di Michele Antonio Rapous ( Torino 1733 – 1819) che pare si sia solo dedicato all’iper – ornamentazione dei palazzi reali dinastici di Torino. Castelli e ville ducali e ancora infinite aristocratiche dimore quasi serre di Rapous.
Nei suoi quadri fiori e frutti vengono giù letteralmente a cascata. Appena incanalati da levigate strutture architettoniche, sculture e vasi di pietra. Ghirlande e cascate che dall’acqua sembrano avere la fluidità decorativa. E, in verità di una spiccata inclinazione alla più sontuosa decoratitvità barocca è il nervo più vero della poesia del Rapous. Decoratività tanto travolgente che quasi sembra vanificare i dati oggettivi della naturalità e che, infine, si avvia, soprattutto nel cromatismo, verso un’algida qualità atemporale.