L’Antiquariato è un enorme investimento culturale.
La passione di famiglia e la ricerca nel mondo infinito dell’Antichità sono diventate anche il nostro lavoro dal 1959.
Compriamo, stimiamo gratuitamente e vendiamo ogni cosa che abbia una storia o un significato storico-sociale.
E’ un lavoro che ci regala emozioni a 360°.
Studiare continuamente in questo campo ci consente, parallelamente, di conoscere anche la storia della vita sociale di ogni tempo.
Definisco un privilegio fare la nostra professione perché apre una finestra sul passato che permette di capire una infinità cose del presente.
In tutti i campi più diversi, come architettura, pittura, scultura, tradizioni locali;
i dialetti puri o quelli influenzati, i modi di dire o i modi di fare, piuttosto che l’abbigliamento, gli oggetti usati nel quotidiano, gli arredi, i nomi delle cose e dei luoghi, ecc… ecc…

C’è un origine ben precisa, un motivo, un aneddoto, una leggenda,
una coincidenza, a volte anche un incidente, in seguito al quale oggi tutto è così come lo conosciamo.
Spesso però ignoriamo questo patrimonio perdendo la capacità di comprensione di tutto ciò che ci circonda senza rendersene conto.
Vi porto un esempio banale ma molto rappresentativo:
Nel primo rinascimento i mercanti francesi di Nimes passavano con le loro imbarcazioni attraverso il Mar Ligure e commerciavano nel porto di Genova (un tempo chiamata dai francesi JENES). Ricoprivano le merci con dei grossi teli di saio e cotone color indaco (azzurro-blu) il colore medio del mare. Questo tessuto era spesso e resistente. I pescatori genovesi già dal tardo rinascimento avevano adottato alcuni scampoli di questo tessuto per farsi confezionare dalle mogli i pantaloni che poi utilizzavano per la pesca. Già nel primo quarto del sec. XVIII° venivano realizzati dagli scultori genovesi (Anton Maria Maragliano per citarne uno) personaggi in legno con i volti e le estremità degli arti magnificamente dipinti e gli abiti confezionati in scala ridotta ma ricchissimi di dettagli di ogni tipo. Nei presepi il pescatore era tra i personaggi tipici della cultura genovese. Molti sono giunti a noi con i blue-jeans . Nei 100 anni successivi i rapporti commerciali con l’America fecero conoscere ai grandi imprenditori degli Stati Uniti questa tela tanto adatta ad essere sfruttata. Nella metà dell’800 il pantalone blue-jeans veniva molto utilizzato e lo chiamarono per un breve periodo storico “Denim” sicuramente perché l’origine del tessuto era dei commercianti francesi della città di Nimes. Nell’ovest i cercatori d’oro li utilizzarono inizialmente di colore marrone perché la grande compagnia produttrice aveva da smaltire molto colorante di quel genere. Intanto, per questione di maggiore praticità, i cercatori d’oro chiesero che venissero aggiunte molte tasche. Finito il marrone è l’indaco ad essere utilizzato, come in origine e già dal 1850 – 1860 i tre maggiori produttori di Jeans erano:
Levi Strauss & Co. (nel sud)
Blue Bell/Wrangler (nel nord)
H.D.Lee inc (nel middle-west)
Siamo già ad un livello semi-industriale e la diffusione è importante. Nel periodo che arriva fino agli anni 30 del XX°sec. diventa l’abbigliamento tipico del Western.
Con l’avvento delle nuove tecnologie sono i media a ispirare, con personaggi simbolo come “Elvis” che indossavano jeans, la diffusione di massa.
Poi nel 68 gli Hippy e negli anni 70 i blue-jeans a zampa di elefante fanno già parte da tempo di una distribuzione planetaria.
E dunque amare l’Antiquariato può fare questa differenza :
Oggi ovunque si possono vedere casualmente un paio di blue-Jeans e non pensare altro che : belli , brutti, sporchi e finire li la nostra analisi.
Chi ama l’Antiquariato invece potrebbe immaginare i mercanti di Nimes che arrivano nel XIV°sec. in barca a vela a Genova , i pescatori genovesi che adottarono la stoffa per fare il pantalone robusto da lavoro, i cercatori d’oro dell’ovest Americano che hanno fatto aggiungere le tasche, i “Denim”prima marroni e poi indaco già nell’ovest Americano a metà XIX°sec. il fatto che si chiamano blue-jeans (blu-Genova) perché sono i pescatori di Genova a indossarli per primi nel XIV°sec.
Hanno una storia che ha quasi 600 anni!
Questo banalissimo esempio vale su tutto a 360°.

Consiglio a tutti di approfondire sui temi della storia dell’Arte e dell’Antiquariato, augurandomi che anche le nostre scuole diano il giusto peso a tali argomenti.

Oltre ad essere un investimento economico è un grande investimento culturale che porta a comprendere e percepire le infinite sfumature del quotidiano attorno a noi.
Gabriele Gogna.