Schifano Mario

Mario Schifano. Homs, Libia, 1934 – Roma, 1998. Artista, pittore, regista italiano, esponente di spicco della Pop Art italiana, probabilmente uno degli artisti più internazionali del nostro paese. Artista poliedrico dalla personalità affascinante, aperto a tutte le contaminazioni, connota da protagonista il clima romano denso di fermenti degli anni sessanta e settanta. Partecipa al movimento della  Scuola di Piazza del Popolo, con Francesco Lo Savio, Mimmo Rotella, Giuseppe Uncini, Giosetta Fioroni, Franco Angeli e Tano Festa; entra in contatto con intellettuali, scrittori, galleristi.  Nel 1960  una collettiva alla galleria Salita di Roma lo porta all’attenzione dei critici; nel 1961 ottiene il Premio Lissone per la sezione Giovane Pittura Internazionale. E’ l’epoca dei suoi  Monocromi, carte incollate su tela ricoperte di un solo colore, una sorta di  schermo sul quale via via compariranno in seguito cifre, locuzioni, lettere, segni, immagini. Durante due fondamentali viaggi negli USA, (1962 e 1963/64) conosce ed è affascinato dall’atmosfera pop attraverso la frequentazione di artisti come Frank O’Hara, Rothko, Jasper Johns, Andy Warhol, Gregory Corso. Lavora con impegno costante, ed espone in prestigiose sedi internazionali (The New Realists, Sidney Janis Gallery, New York, 1962; Personale, Galleria Sonnabend, Parigi, 1963; Pittsburgh, Carnegie Institute, 1964; Biennale, San Paolo del Brasile, 1965; Tokyo, National Museum of Modern Art, 1967 ); è più volte presente alla Biennale di Venezia. E’ in continua ricerca di  nuove modalità espressive. Per le sue opere, spesso sviluppate in cicli (il notissimo Futurismo rivisitato, Ossigeno ossigeno, Tuttestelle, Oasi, Compagni  compagni, ecc.), contamina  materiali e tecniche diverse (tele emulsionate, carta, plexiglas, fotoimpressioni, collages, ecc.), e predilige solitamente  colori di produzione industriale (colori a smalto, vernici alla nitro), per la loro capacità di conservare la brillantezza e di asciugare rapidamente. Attento alle nuove tecnologie, sperimenta il linguaggio filmico (Satellite, Umano non umano, Trapianto, consunzione e morte di Franco Brocani, ecc.), anche in collaborazioni importanti con registi e scrittori. All’inizio degli anni 70  la sua particolare sensibilità multimediale  lo porta a una ricerca che parte dalle immagini della televisione (la sua Musa ausiliaria) fotografate e rielaborate coniugando fotografia e pittura, i Paesaggi  TV. Passa un periodo di crisi isolato  nel proprio studio, realizzando dei d’apre`s, in cui reinterpreta  Magritte, De Chirico, Boccioni, Ce´zanne, e anche se stesso.  Nel 1981 partecipa all’esposizione Identite´ italienne  (Centre Pompidou, Parigi). Appartengono agli anni 80 i cicli intitolati Architetture, Cosmesi, Biplani, Orti botanici,Gigli d’acqua ecc., dipinti di grande immediatezza, inventiva e spontaneità, che si evolveranno nell’inquietudine, nel mistero, nell’eleganza degli anni 90. Le sue opere sono presenti in prestigiose collezioni e in molte gallerie di arte moderna, in Italia e all’estero. (mb49)