Nel Regno Unito la storia degli argenti, lo sviluppo dei loro differenti stili e delle attività artistiche ed artigianali ad essi connessi è strettamente correlata alla storia della monarchia, segno della grande considerazione che l’argento ha avuto e tuttora ha nel paese. Negli ultimi quattro secoli l’argento è stato infatti per gli Inglesi il più durevole e significativo degli status symbols e dei beni rifugio. La purezza del metallo è sempre stata di fondamentale importanza, tant’è che sin dal medioevo orafi e argentieri inglesi sono stati sottoposti a leggi la cui severità non ha uguali nel resto d’Europa. Già nel 1238 un decreto ingiunge che nessun oggetto d’oro o d’argento possa essere fabbricato con una lega più povera di quella utilizzata per il conio delle monete. Nel 1300 un altro decreto impone che la purezza della lega d’argento di ciascun oggetto sia comprovata e garantita da una punzonatura a forma di testa di leopardo. Dal 1363 il fabbricante deve aggiungere il proprio marchio, e dal 1477 una lettera indica l’anno di fabbricazione: si tratta della lettera dataria che cambia di anno in anno, mutando, ad ogni nuovo ciclo, stile e cornice, fino a quando nel nel 1793 viene istituito un nuovo sistema di marchiatura della lettera per riordinarne l’utilizzo (l’ultimo intervento normativo è del 1975, quando tutti gli uffici di controllo, tranne Dublino, incominciano ad utilizzare il medesimo ciclo di lettere datarie). Il sistema si è dimostrato di grande efficacia per la datazione delle opere ed è la ragione principale (insieme alla bravura degli argentieri) della grande considerazione di cui gode l’argento inglese. Queste norme, inizialmente spesso evase per la difficoltà di efficaci controlli (gli esemplari di argenti inglesi prodotti prima del 1500 sono raramente marchiati), vengono imposte con grande rigore man mano cresce l’importanza della Worshipful Company of Goldsmiths di Londra (esistente già nel 1180 e riconosciuta ufficialmente dalla corona nel 1327). La punzonatura che garantisce la qualità e ne indica il garante viene applicata in parti ben visibili, a volte utilizzata addirittura come elemento decorativo. Le severe norme, dapprima valide solo a Londra, dal 1423 sono via via adottate anche in altre città; York, Newcastle-on-Tyne, Lincoln, Norwich Birmingham, Sheffield, Chester, Exeter in Inghilterra, Edimburgo e Glasgow in Scozia, Dublino in Irlanda ottengono il privilegio (e l’obbligo) di marcare i propri manufatti d’argento. Nel 1500 la lega di monetazione si impoverisce (scende fino al 25%) svuotando temporaneamente di significato l’obbligo di usare una lega non più povera di quella delle monete, ma già con l’ascesa al trono di Elisabetta I si procede al conio di nuove monete secondo lo sterling standard (92,5% di argento e 7,5% di rame); dal 1545 un ulteriore marchio viene aggiunto agli oggetti fabbricati con questa lega, per distinguerli da quelli fabbricati con la svalutata lega precedente: un leone passante che si affianca così agli altri marchi. Lo sterling standard da allora viene mantenuto per tutti gli oggetti d’argento, e ad esso si aggiunge uno standard ancora più elevato, il Britannia standard (95,8% di argento), in vigore dal 1697 al 1719, e in seguito facoltativo. Il fatto che la lega degli argenti sia uguale a quella della moneta significa non solo che essi rappresentano una solida ricchezza ma che mantengono un costante valore monetario. L’argento viene così accumulato e conservato dalle famiglie e dalle istituzioni fino al 1945, quando il deprezzamento della sterlina postbellica spinge molti Inglesi a vendere all’estero i preziosi manufatti.

MEDIOEVO

In base alla documentazione disponibile, pare che almeno dal IX secolo sia i laici che il clero possedessero considerevoli quantità d’argento, ma ben poco è giunto fino a noi della produzione precedente il 1500, a causa soprattutto della sistematica distruzione e riconversione dei manufatti.

Più numerosi gli oggetti sacri (i più belli in uno stile gotico simile a quello dei contemporanei argentieri francesi), come il calice di Ardagh, (produzione irlandese della prima metà dell’8° secolo), dei bellissimi bastoni pastorali e alcuni incensieri. Molto scarsa la presenza di oggetti d’uso domestico, tra i quali va annoverato uno dei pezzi più antichi e belli degli argenti inglesi, la Studley Bowl; meno rari gli esemplari di mazer bowl, (1400-primo 500), una tazza di legno montata in lamierino d’argento decorato. Gli oggetti più diffusi sono però i cucchiai, segno di distinzione già a partire dal medioevo, con manici variamente decorati alle estremità (spesso con simboli araldici), e soprattutto famosi sono i cucchiai degli Apostoli, i più antichi dei quali risalgono probabilmente alla fine del 400, eseguiti in singoli esemplari o in serie di tredici, ciascuno decorato con l’immagine di un apostolo, e il tredicesimo, il master spoon, con l’immagine di Cristo.

RINASCIMENTO

In Inghilterra l’influsso del Rinascimento arriva solo alla fine del 1400, e si manifesta principalmente negli argenti di corte, mentre gli oggetti di uso comune, influenzati dalle tendenze locali, mantengono un aspetto molto semplice. Su richiesta di re Enrico VIII°, Hans Holbein il Giovane disegna gioielli e vasellame in oro e argento, secondo i canoni rinascimentali (proporzioni raffinate, decorazione a tutto campo ecc), ma di questa produzione ci è pervenuto un unico pezzo, una tazza databile al 1540. Gli artigiani inglesi preferiscono invece attenersi ai modelli tradizionali a cui applicano i nuovi motivi decorativi, che conoscono attraverso gli album che cominciano a diffondersi in Europa. I motivi rinascimentali appaiono dunque soprattutto nei più ricchi ed elaborati pezzi da cerimonia, come le saliere, ai tempi segno di prestigio e distinzione, di cui famosa è quella appartenente alla Worshipful Company of Goldsmiths di Londra (1542), ornata con figure e rilievi “all’antica”. Con l’avvento della Riforma quasi tutti gli argenti ecclesiastici vengono confiscati e fusi dalla corona o dalle stesse parrocchie per ricavarne i nuovi modelli della “coppa eucaristica” in luogo dei vecchi calici, con un processo che continuerà sino ai primi anni dell’ottocento.

PERIODO ELISABETTIANO

Il regno di Elisabetta (1558-1603), segnato da grande prosperità, vede una diffusione senza precedenti di arredi in argento (piatti, candelabri, alari, brocche, bacili, saliere); quelli particolarmente elaborati sono molto simili ai pezzi prodotti dagli artigiani tedeschi, grazie al grande flusso (conseguente alla Riforma) di immigrati protestanti provenienti dalla Germania e dai Paesi Bassi. Dalla Germania proviene per es. il modello del boccale a pareti dritte con coperchio a cerniera (tankard), che diventerà in seguito molto popolare in Inghilterra; da un modello italiano provengono le tazzas, coppe ampie e poco profonde su stelo; fra i prodotti più elaborati le saliere da cerimonia, alte fino a 30 cm, rotonde o quadrate, alcune a colonne come la famosa saliera Gibbon; infine coppe ricavate da pietre preziose, noci di cocco, uova di struzzo, conchiglie, le splendide ceramiche di Iznik e i primi esemplari di porcellane cinesi (Ming), tutte montate in argento, alcuni bellissimi esemplari delle quali sono conservati al Victoria and Albert Museum.

REGNI DI GIACOMO I°(1567-1625) E CARLO I° (1625-1649)

Per buona parte del 1600 in Inghilterra si continuano a produrre oggetti d’argento nelle forme e con le decorazioni tipiche del cinquecento, lontani dalle innovazioni del continente. Intorno al 1620 si notano alcuni piccoli cambiamenti, come in un calice conservato al V&A Museum, in cui il profilo più semplice e il naturalismo delle scene di caccia si staccano dai complicati arabeschi manieristi del periodo elisabettiano. Alle decorazioni a intreccio del tardo cinquecento si sostituiscono gradualmente motivi naturalistici di fiori e foglie che diventano più comuni a partire dal 1640. In alcuni interessanti vasi di questo periodo, decorati a volte con incisioni del Buon Pastore, compaiono interessanti segni del primo revival gotico. Durante la guerra civile (1642–1649) gli oggetti diventano semplici e severi, ma la fine della stessa rilancia la richiesta di oggetti più ricchi e raffinati.

LA RESTAURAZIONE (1660-1689)

L’argenteria di questo periodo è spesso caratterizzata da una decorazione ricca e appariscente, generalmente a sbalzo, di solito di tipo naturalistico con fiori e foglie (molto più fluida di quella in uso sotto Carlo I°) applicata con grande effetto sulle caudle cups, le tazze a due manici per bevande calde. Questo tipo di decorazione arriva dall’Olanda (il paese che più influenza l’Inghilterra durante la Restaurazione), anche se il più raffinato stile olandese del periodo, il cosiddetto stile auricolare di Van Vianen (argentiere di Carlo II° per alcuni anni) e di Jan Lutma, non incontra grande favore nel paese; forse le decorazioni ricche di volute irregolari e di sbalzi, le finiture a cesello ad incisione “a piatto”(flat cheasing) sembrano eccessive al gusto britannico. Gli oggetti in argento d’uso quotidiano si moltiplicano: forchette (prima poco conosciute in Inghilterra), candelabri, secchielli per tenere in fresco il vino, ma soprattutto fastosi nécessaires da toilette, con specchi incorniciati d’argento e piatti e cofanetti di varie forme e dimensioni, tutti copiosamente decorati con motivi barocchi. Molti altri oggetti mostrano linee più sobrie ed eleganti: le piccole coppe per bevande, i servizi da te e caffè, i candelieri a colonna e altri piccoli oggetti mostrano la grande abilità e l’inconfondibile stile degli argentieri inglesi.

DA GUGLIELMO D’ORANGE ALLA REGINA ANNA

Nel 1668 con l’ascesa al trono di Guglielmo d’Orange si avvia in Inghilterra un periodo di grande prosperità. Gli oggetti d’argento di uso domestico si diffondono non solo tra l’aristocrazia, ma anche tra la piccola nobiltà terriera e la borghesia cittadina. Tre gli stili dominanti nell’argenteria: ancora lo stile della Restaurazione, con predominio di motivi a sbalzo, ornamenti naturalistici e decorazioni applicate a punzone; lo stile ugonotto (portato dagli Ugonotti in fuga dalla Francia), le cui forme di ispirazione classica sono decorate con ornamenti da fusione e con l’applicazione di fasce e lamine piatte (cut card work), di cui David Willaume e Pierre Platel sono famosi esponenti; infine lo stile Queen Ann, essenziale e severo, quasi disadorno. L’argenteria è molto usata in sala da pranzo: brocche, bacili (questi ormai solo come oggetti ornamentali), secchielli per il ghiaccio, coltelli, forchette e cucchiai, cestini per il pane, saliere, pepiere, grandi coppe per il punch, recipienti per il te, il caffè, la cioccolata (molto diffusi verso la fine del regno della Regina Anna). Ma anche fuori della sala da pranzo gli oggetti in argento sono sempre più numerosi: candelieri da tavola e appliques, vassoi da scrittoio (standish), e un’infinita varietà di piccoli oggetti che entrano nel nécessaire da viaggio di ogni gentiluomo.

IL PERIODO GEORGIANO – Rococò e Neoclassicismo

Nel 1714 sale al trono Giorgio I°; la produzione degli argenti aumenta continuamente, e a lungo resiste lo stile essenziale che produce in quegli anni soprattutto delle bellissime caffettiere, la cui eleganza raffinata sarà imitata dal tardo ottocento fino ai nostri giorni. Infine il Rococò, ancora una volta portato da immigrati, arriva anche in Inghilterra, dove però non riscuote unanime consenso. Tra i motivi ornamentali del Rococò più utilizzati nel paese troviamo il cartiglio o cartuccia, che diventa delicato motivo ornamentale, contenente scene mitologiche, viticci, conchiglie, farfalle, maschere animali, e una grande quantità di verdure (queste ad ornare soprattutto le zuppiere). Le decorazioni compaiono su teiere (soprattutto quelle a boccia, adatte al gioco delle linee concave e convesse, arricchite da tralci di fiori), bollitori per l’acqua, cestini, lattiere, cucchiaini per il tè, salsiere, servizi da toilette e da scrittoio, centrotavola; una produzione a parte riguarda le tea-caddies, contenitori per il te di svariate forme, spesso decorate con cineserie, e il cui principale produttore è l’argentiere Samuel Taylor. Fra gli artigiani più noti Paul de Lamerie, Charles Kandler, Thomas Farrer, Thomas Heming. Londra rimane l’indiscusso centro sia per la quantità che per la qualità della produzione, ma anche Edimburgo raggiunge un buon livello, e in Irlanda il Rococò produce eleganti oggetti, tra cui il tipico dish ring, sorta di sottopiatto lavorato a traforo. Il tardo periodo georgiano (Giorgio III° è re nel 1760) vede in Inghilterra come in Europa la reazione alle stravaganze del Rococò: nasce il Neoclassicismo che impone uno stile rigorosamente semplice anche nella lavorazione dell’argento. Inoltre già dal 1760 la rivoluzione industriale permette una produzione su larga scala, sostituendo le macchine all’artigiano nei processi di stampatura, sbalzo, foratura, e nel 1769 viene inventata la pressa in grado di tagliare e stampare parti di un oggetto da un lastra di argento, lasciando agli artigiani solo l’assemblaggio. A Birmingham Matthew Boulton produce con la sua macchina a vapore parti di vasellame che vende a piccoli argentieri che le montano e vi aggiungono le decorazioni richieste dal cliente. Tutto questo è reso possibile anche dalle linee regolari e dalla semplicità delle decorazioni del neoclassicismo, che non richiede la perizia decorativa di uno stile come il rococò. In questo periodo gli argentieri cominciano a lavorare su disegni di altri artisti; lo stile degli oggetti tardo georgiani è legato al nome di un architetto, Robert Adam, che disegna pezzi in cui si condensano i principali elementi di quello stile: la riproposizione di elementi decorativi dell’antichità classica (urne, teste d’ariete, rosette, sostegni a zampa di leone ecc), combinati con un’eleganza propria di Adam e del tardo settecento. Fra gli argentieri più noti ci sono Daniel Smith e Robert Sharp, Stephen Gilbert e Andrew Fogelberg, famosi per i delicatissimi rilievi che decorano i loro prodotti, e, caso unico, una donna, Hester Bateman, a capo dal 1761 di una fiorente azienda specializzata nella produzione di oggetti di uso quotidiano: teiere, bricchetti, e altri piccoli oggetti, tutti piuttosto leggeri e destinati al ceto medio. Verso la fine del settecento quasi tutto l’argento a buon mercato è prodotto a Birmingham e Sheffield, che vendono la propria merce anche ad argentieri di Londra. L’emergere di queste realtà produttive spinge il Parlamento a stabilire nuovi uffici di controllo in loco, assegnando a Sheffield come marchio una corona e a Birmingham un’ancora, a cui dal 1784 fino al 1890 si aggiunge la testa del re, punzone che cambia con l’alternarsi dei sovrani. Nel 1742 un argentiere di Sheffield scopre che saldando una sottile lamina di argento su una spessa lamina di rame si ottengono oggetti dall’aspetto massiccio ma ovviamente molto più economici di quelli in sterling silver. Nasce così la produzione Sheffield plate, su cui era per legge vietato apporre marchi confondibili con quelli dell’argento.

REGENCY

Nella storia dell’arte il termine va oltre lo stretto periodo di reggenza di Giorgio IV (1811 – 1820) per estendersi all’incirca dal 1783, anno in cui il re commissiona all’architetto Henry Holland la costruzione di Carlton House, al 1830, anno della sua morte, includendo di fatto una serie diversa di stili, equivalenti inglesi dei francesi tardo Luigi XVI, Direttorio, Impero e Restaurazione. Carlton House marca il cambiamento di gusto nelle arti decorative, che nel 1800 si avverte anche nella produzione di oggetti casalinghi, dove una linea a cordoncino (reeded) sostituisce le incisioni sui manici delle posate fatte a macchina. Gli artigiani cercano di marcare la differenza tra il proprio lavoro e quello delle macchine introducendo pesanti decorazioni impossibili da eseguire a macchina; è ancora l’antichità ad ispirare i disegnatori (come nell’ultimo periodo georgiano) di cui però si imitano sia la forma che la decorazione. Digby Scott e Benjamin Smith riproducono in argento lampade romane di terracotta, si copiano per vassoi e bicchieri gli orli traforati degli argenti romani conservati al British Museum, si usano cariatidi e canefore come supporto per candelabri e cestelli, e spesso la produzione è concepita più come scultura che come oggetto d’uso: si tratta del presentation silver, argento da regalo molto in uso all’epoca, di cui fanno parte i famosi vasi commissionati dal Patriotic Fund dei Lloyd’s per gli eroi della battaglia di Trafalgar. Ritorna il gusto per l’esotico (cineserie e arte egiziana), ma soprattutto, fra il 1804 e il 1810, si riprende lo stile rococò, anche se in forme un poco più rozze. Conchiglie, volute asimmetriche, fiori, maschere, si applicano ad oggetti grandi e piccoli, e rappresentano il punto di partenza del più vistoso e meno elegante stile vittoriano. Fra gli argentieri più famosi del periodo Paul Storr, autore di grandi servizi per banchetti ma anche di piccoli deliziosi oggetti decorativi, e il suo rivale, Benjamin Smith, abilissimo nei lavori minuti, entrambi in contatto col disegnatore John Flaxman: suo il disegno della magnifica Coppa di Teocrito, delicatamente sbalzata da Storr, ora nella Collezione Reale inglese. Intanto sull’onda della Rivoluzione industriale appare sulla scena la figura dell’imprenditore, come Philip Rundell che, in società con l’artigiano e disegnatore John Bridge, arriva ad impiegare un migliaio di persone, e diventa con lui argentiere reale.

IL PERIODO VITTORIANO (1830 – 1900)

Quando la Regina Vittoria sale al trono nel 1837 è già in auge lo stile Primo Vittoriano, piuttosto pesante e rozzo, che unisce forme Rococò, motivi naturalistici e floreali (ma ormai privi di vivacità e freschezza) a pesanti e freddi pezzi classici. Nelle case più ricche è di moda ornare le credenze delle sale da pranzo con pesanti sculture in argento, solitamente riproduzione di gruppi scultorei raffiguranti scene classiche e mitologiche, ma anche soggetti animali, da mettere in bella vista nella sala da pranzo, in una dimostrazione più di opulenza che di gusto. Lo stesso principe consorte, Alberto, ne disegna una (eseguita da Garrard) in stile tardo rinascimentale, e nel tentativo di migliorare il gusto estetico della nazione si interessa all’organizzazione della Grande Esposizione del 1851, in cui una sezione è riservata agli oggetti in metallo prezioso, e fonda il Museum of Manufactures (oggi Victoria & Albert Museum). Ma gli artefici del raffinato stile Reggenza non hanno successori, e come in tutta Europa anche in Inghilterra si registra una decadenza delle arti figurative in generale e dell’arte argentiera in particolare; anzi, all’inizio del XIX secolo, per soddisfare le richieste sempre maggiori di oggetti a basso costo da parte delle nuove classi sociali, compaiono produzioni in serie di bassa qualità, nelle quali si utilizzano i simmetrici motivi neoclassici più semplici da riprodurre con le macchine. Di fatto il periodo vittoriano non riesce a tradursi in un particolare stile, ma si snoda in una serie di revival di stili diversi e di movimenti estetici non sempre innovativi. I pezzi migliori sono quelli in stile neogotico, di cui è maestro Augustus Pugin, che si appassiona all’arte medievale e cerca di produrre opere originali su quel filone. Si dedica agli arredi sacri in argento, e i suoi disegni sono spesso realizzati dal suo pupillo John Hardman Powell, argentiere a Birmingham. Altro importante esponente del revival gotico è l’architetto William Burges che dal Medioevo prende l’amore per i colori vividi e gli schemi complicati e crea montature in argento per ceramiche e vetri tra il 1865 e 1870. Di fatto la migliore produzione vittoriana è il vasellame domestico che non ha ambizioni artistiche, sia quello in argento massiccio che quello in lastre placcate per elettrodeposizione, che dal 1850 soppiantano lo Sheffield plate, come la bellissima teiera di Christopher Dresser, di grande eleganza e semplicità. A partire dagli anni sessanta del XIX secolo un certo revival del neoclassicismo del tardo XVIII secolo produce teiere a tamburo e molti oggetti lavorati ad incisione (bright cut) e, soprattutto per i servizi da tè e gli accessori collegati, nel cosiddetto stile Queen Anne, che raggiunge il suo apice tra il 1870 ed il 1890, protraendosi fino al primo novecento.

ART NOUVEAU

Intorno al 1880 nasce una profonda reazione verso il ritorno al passato, all’arte accademica e storica, contro la quale si afferma la vitalità di un’arte che si ispira direttamente alla natura, privilegiando l’estetica naturalistica e un raffinato linearismo. Fortemente influenzata in Inghilterra dal movimento Art & Crafts (ideatori John Ruskin e William Morris), influisce soprattutto sulla produzione di metalli “vili”, come il peltro. Una parte della produzione comprende oggetti commerciali, prodotti industrialmente e vicini alle forme continentali; un’altra riguarda invece oggetti fatti a mano, irregolari, volutamente rozzi, ornati con motivi inusuali. Esempi tipici sono un piatto per tenere in caldo il cibo di Herry Wilson, una scatola da sigari disegnata da Georg Frampton, e una coppa di Charles Ashbee. La Scozia conserva la sua autonomia, mantenendo produzioni tradizionali come i quaich (coppe a due manici), e per un certo periodo gode particolare favore la sua produzione di oggetti decorati con cardi (il simbolo della regione), corna di cervo e castoni di agate e quarzi citrini. Particolare rilievo ha la cosiddetta Scuola di Glasgow; il suo maggior esponente, Charlie Rennie Mackintosh, disegna una gradevole posateria, snella e spigolosa, realizzata in argento placcato, come del resto quasi tutta la produzione industriale dei servizi da tavola a partire da questo periodo. In Irlanda dopo il 1850 c’è un revival dello stile celtico con molte riproduzioni del medievale calice di Ardagh, forse il più famoso pezzo di argenteria irlandese ritrovato nel 1868. I pezzi in argento massiccio prodotti negli ultimi cinquant’anni sono riproduzioni di esemplari del sei-settecento, e la lavorazione a mano continua quasi solo per il presentation silver, in una grande varietà di stili.

ART DECO

Gli anni venti e trenta del XX° secolo segnano in generale nell’arte europea un netto passaggio a forme semplici e pulite. Gli elementi più significativi di questo nuovo stile sono i sobri motivi floreali, la geometrizzazione rigorosa ed essenziale delle forme, curve addolcite, in netto contrasto con la sinuosità e le curve repentine e pronunciate dell’Art Nouveau e le sue formule lineari naturalistiche. L’Art Deco ha formalmente inizio nel 1925 con l’Esposizione Internazionale delle Arti Decorative ed Industriali Moderne di Parigi e si afferma soprattutto in Francia e in Austria, per poi spegnersi con la crisi del 1929, senza mai raggiungere nel settore argentiero i livelli toccati in altri campi. Mentre nei paesi scandinavi si afferma lo stile semplice, piacevole e funzionale di Georg Jensen, in Inghilterra i pochi argentieri che si staccano dal conservatorismo si rivolgono per lo più a linee pure e forme geometriche fini a se stesse, poco attenti alla funzionalità degli oggetti, ritrovando solo dopo gli anni cinquanta nuovi spunti di creatività. Un’eccezione in Inghilterra è la produzione in stile Celtico di Liberty e Co., e i bei disegni in stile Art & Craft di C. R. Ashbee. Le grandi manifatture come Mappin & Webb, Walker & Hall, Elkington, William Hutton & Sons, Arthur Price & Co, sono più interessate all’aspetto meramente commerciale della produzione argentiera, e solo occasionalmente si avvalgono di designers di talento (Keith Murray per Mappin & Webb). Molto interessanti in questo periodo sono le riproduzioni di argenti di periodo Tudor (coppe e mazer bowls), magistralmente prodotte da Omar Ramsden, e oggi particolarmente ricercate dai collezionisti. Per il resto si osserva una produzione modernista e una certo indugiare nello stile Arts & Crafts. La seconda guerra mondiale pone fine ad ogni rinnovamento, e solo nel dopo guerra si avvia la rinascita dell’arte argentiera, anche grazie alla forte attività promozionale della Goldsmiths’s Company che organizza moltissime mostre di settore. L’incoronazione della Regina Elisabetta II con la produzione di argenti commemorativi diventa l’occasione per produrre pezzi di pregevole fattura, per poi arrivare, a partire dalla fine degli anni 50, all’abbandono quasi totale del decoro figurativo a favore forme innovative, lisce ed eleganti caratteristiche degli argenti scandinavi di Jensen. (mb49)

 

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