Statua da Giardino – Sfinge prototipo per la stazione centrale di Milano arch. Stacchini/ De Grandi

Statua Gigantesca raffigurante Sfinge futurista

Gabriele Gogna presenta in tre articoli separati altrettanti simboli del 900 milanese.
Si tratta di una Sfinge, una Lupa e un Leone di San Marco.
Sono tre sculture che adornano la stazione centrale di Milano
Realizzate come la Stazione Centrale in pietra ricostituita.

Il progetto venne creato (disegni originari del 1912) e poi rivisto e messo in opera in chiave
deco/futurista/fascista nel 1925 causa 1°guerra mondiale.
Le sculture della Stazione centrale furono disegnate da Ulisse Stacchini e Violi Armando e poi realizzati
dalla società Fratelli De Grandi in via Melchiorre Delfico 33 a Milano.

Questa meravigliosa Sfinge fu realizzata in 3 esemplari.
Un primo prototipo rimasto fino ad oggi nella sede della fabbrica.
Si tratta di quello che proponiamo noi oggi.
Poi 2 esemplari che adornano la Stazione centrale.
Questa e l’unica delle 3 esistenti che può essere venduta in quanto ancora oggi in mani private.
L’abbiamo acquisita direttamente dagli eredi De Grandi. Rimasta fino ad oggi nella sede di via Delfico 33 a Milano

Misure: 85 x 193 cm  – altezza 282! cm
Peso: 1.050 kg
(07219062)


La Stazione Centrale di Milano
è una delle più grandi e monumentali d’Europa. Non ha uno stile architettonico definito, ma è piuttosto un ibrido di stili, dove Neoclassico, Liberty e Art Deco convivono nella monumentalità dell’architettura fascista, evidente soprattutto nei grandi ambienti pubblici (Galleria di testa, Biglietteria centrale e Galleria delle carrozze). Complessa e travagliata la storia della sua costruzione, che, dopo un primo concorso (1906) rimasto senza esito, incomincia a concretizzarsi nel 1912, con la vittoria decretata all’unanimità dalla prestigiosa commissione (presieduta dall’architetto Camillo Boito) del progetto “In motu vita”, presentato dall’architetto Ulisse Stacchini, ispirato allo schema funzionale della stazione di testa tipico delle stazioni di Lipsia e Stoccarda, e, secondo quanto affermato da Stacchini stesso, alla Union Station di Washington. L’interruzione dei lavori allo scoppio della prima guerra mondiale spinge l’architetto a realizzare nel 1917 dei modelli tridimensionali in gesso (scala 1:50) della facciata e degli elementi decorativi, fino ad allora solo abbozzati su disegni. La costruzione riprende nel 1924, sul progetto che Stacchini rimaneggia perché possa corrispondere alle mutate esigenze architettoniche e decorative del nuovo clima politico. Costruita in cemento armato, vetro e acciaio, con ardite soluzioni ingegneristiche (l’arcata principale raggiunge i 72 metri), mostra un imponente apparato decorativo curiosamente realizzato con economia di mezzi: ai rivestimenti in pietra naturale di diversi litotipi (presenti nelle parti più in vista) si alternano infatti il cemento sapientemente trattato ad imitare il marmo (la famosa pietra artificiale,    invenzione di Giovanni Chini, importante collaboratore di Stacchini), le grandi volte in finto cassettonato collocate in opera con pendinature, e gli elementi decorativi in scagliola (fregi della biglietteria, pannelli con simboli zodiacali) o cemento (statue, protomi leonine). Tra le moltissime opere ricordiamo i medaglioni allegorici (rappresentanti l’industria, il commercio, il lavoro e la scienza) di Giannino Castiglioni, le due fontane ai lati della facciata, dai cui mascheroni fuoriesce l’acqua nella vasca prospiciente, il maestoso gruppo scultoreo equestre, sopra gli alti e simmetrici spalti del pronao, rappresentante “il progresso condotto da volontà e intelligenza”, copia del modello in gesso dello scultore Armando Violi; nell’atrio della biglietteria i segni zodiacali e i giganteschi pannelli in gesso di Alberto Bazzoni (che negli episodi e nei personaggi della storia romana rappresenta se stesso, la moglie, i figli e l’architetto Stacchini nelle vesti di Ottaviano Augusto); infine, nella parte superiore della galleria di testa, le specchiature in maiolica decorata del pittore Basilio Cascella. A queste opere si aggiunge un interessante repertorio decorativo minore, di cui fanno parte otto lupe romane (una in altorilievo nella Galleria di Testa ad opera dello studio artistico di Giovanni Chini), l’araldico Grifone di Genova, il Toro di Torino e il Leone Marciano di Venezia, rappresentato in due tipi di protome: quella elaborata dallo studio di Giovanni Chini, tendente ad un antropomorfismo ferino, e un’altra di fattura più pregevole e di gusto classico, come quella particolarmente raffinata di gusto orientale che si incorpora nella balaustra dello scalone del Padiglione Reale) di Domenico De Grandi, a cui è affidata la decorazione minore dell’Atrio e di altri ambienti come la Galleria delle Carrozze. La nuova stazione viene inaugurata il 1º luglio 1931. Nel corso del tempo molti saranno gli interventi di adeguamento, ristrutturazione e riqualificazione, fino all’ultimo degli anni 2000, che recupera l’originale splendore del Padiglione Reale, sala d’attesa riservata alla famiglia reale, e il binario 21, luogo simbolo della Shoah italiana.

Ulisse Stacchini (Firenze, 1871 – Sanremo, 1947. Architetto italiano, conosciuto a livello internazionale soprattutto per la progettazione della Stazione Centrale e dello Stadio di San Siro di Milano (oggi intitolato a Giuseppe Meazza). Nato a Firenze, laureato in ingegneria a Roma, svolge a Milano la parte più significativa della sua attività professionale. Dopo un approccio iniziale ancora influenzato dall’Art Nouveau e legato all’eclettismo tipico dell’epoca, Stacchini assorbe la lezione europea e introduce nei progetti forti elementi modernisti maturando uno stile sempre più personale. Progetta un considerevole numero di residenze per la borghesia milanese (casa Donzelli, casa Cambiaghi, le case Motta e Frisia, Villa Magnani a Induno Olona, Villa Ambrosini Spinella a Osnago), ma l’apice del suo successo è la vittoria del bando per la progettazione della Stazione Centrale di Milano. Il progetto (In motu vita) attraverserà una guerra e un drammatico cambio di regime, e sarà quindi più volte rimaneggiato, arricchendosi di un imponente apparato decorativo, (finalizzato a celebrare la gloria fascista) alla cui realizzazione concorre un gruppo numeroso di eccellenti pittori, scultori, mosaicisti, abilissimi artigiani cementieri: Giannino Castiglioni, Armando Violi, Alberto Bazzoni, Basilio Cascella, Giovanni Chini, Domenico De Grandi. L’ultima grande opera di Stacchini sarà il nuovo stadio calcistico del Milan Club presso l’ippodromo di S. Siro, voluto da Piero Pirelli, realizzato nel 1925 con Alberto Cugini, e inaugurato nel 1926. Ha esercitato l’attività di docente presso il Politecnico di Milano e ha ricoperto importanti incarichi in prestigiose istituzioni.


Armando Violi
(Reggio Emilia, 1883 – Milano 1931?). Si trasferisce molto giovane a Milano dove frequenta l’Accademia di Brera; apre un laboratorio nei pressi del Cimitero Monumentale, e grazie al suo grande talento diventa in breve molto conosciuto e richiesto. Proprio nel Cimitero Monumentale molte opere testimoniano la sua arte, come il famoso monumento ai Martiri Italiani, il tormentato monumento a Luigi Fossati, quello alla medaglia d’oro Carlo Bazzi, che ricorda il gisant rinascimentale del Bambaja, e un altro gisant, da lui disegnato ma realizzato nel 1932 da Giuseppe Mazzola, dedicato a Wanda Mantovani, che richiama la famosa scultura di Ilaria del Carretto. I suoi materiali sono il bronzo e il marmo, con una predilezione per quest’ultimo, i suoi tratti distintivi sono l’imponenza classicista contaminata da stilemi novecentisti, i volti spesso ieratici, a volte con richiami egizi, e la grande attenzione ai dettagli: panneggi, mani, e piedi soprattutto, come si evidenzia in molte delle sue opere. Un’altra sua famosissima scultura di imponente solennità si trova alla sommità della facciata principale della Stazione Centrale di Milano: due enormi cavalli alati con palafreniere (alti 8 metri), raffiguranti “il progresso guidato dall’intelligenza e guidato dalla volontà”. Conosciuto e apprezzato anche fuori regione, è autore a Reggio Emilia di quattro statue in marmo per il Tempio della Ghiara. Soldato nel primo conflitto mondiale, realizza molti cippi e busti commemorativi nei tanti cimiteri di guerra sparsi sul territorio. E’ stato suo allievo è un altro raffinato scultore milanese, Remo Brioschi. Negli ultimi anni (a partire dal 2003) c’è stato un notevole risveglio di interesse nei confronti dell’artista, le cui opere sono state proposte con successo in aste di un certo rilievo.

Stabilimento artistico industriale per lavori in cemento Domenico De Grandi. L’azienda De Grandi (Domenico De Grandi, il fratello Antonio e il figlio Nemo, architetto) ricopre un ruolo molto importante nel grandioso lavoro di costruzione della Stazione Centrale di Milano, a cui dà un doppio contributo, artistico e industriale, lavorando sempre in stretto contatto col progettista, l’architetto Ulisse Stacchini. La collaborazione inizia già nel 1914 quando la ditta esegue il primo modello in scala 1: 200 di tutto il fabbricato. Nel 1918/19 costruisce i primi modelli al vero della facciata del Padiglione Reale e dei corpi laterali, tra il 1926 e il 1928 produce la pietra artificiale sia per le facciate esterne e interne dei corpi laterali del Fabbricato Viaggiatori che per le pareti e i soffitti degli atri e per l’esterno della Galleria di Testa. Ma gli anni di maggiore impegno sono il 1929/30/31, quando la De Grandi è incaricata di progettare ed eseguire buona parte dei modelli per la decorazione degli interni del Padiglione Reale, degli scaloni d’arrivo e dei Ristoranti di 1° e 3° classe; deve inoltre fornire tutta la pietra artificiale per le facciate interne ed esterne delle Biglietterie, della Galleria delle Carrozze e dell’Edifico dei Servizi Postali, che sorge a fianco della nuova stazione. Fra le molte straordinarie opere decorative curate dall’azienda spiccano i due grandiosi gruppi equestri che sovrastano l’ingresso principale, alti ben 8 metri, modellati da Armando Violi, che la De Grandi esegue e posa in opera, e le protomi leonine, di fattura particolarmente pregevole e di gusto classico rispetto a quelle elaborate dallo studio di Giovanni Chini (che tendono invece ad un antropomorfismo ferino); si distingue tra tutte la bella protome leonina di gusto orientale che si incorpora nella balaustra dello scalone del Padiglione Reale. Un altro elemento di grande impatto, sempre realizzato da De Grandi, è la grande superba aquila modellata per l’atrio della Galleria delle Carrozze. Delle più importanti di queste opere si è conservato il modello di prova.


Giovanni Chini
(Boarezzo, 1871- Milano, 1943). Noto artista industriale, da molti ritenuto figura di primo piano nel rinnovamento edilizio di inizio secolo. Formatosi a Brera e alla Scuola di Arte applicata all’Industria, giovanissimo fonda la sua industria di pietre e marmi artificiali e lavorazione dei cementi (poi Società Italiana Chini per l’industria del cemento, gesso e stucco). Le sue creazioni, inizialmente ispirate al repertorio rinascimentale, manierista e barocco, con l’affermarsi del Liberty acquisiscono forme più leggere, eleganti e fantasiose. Lavora con gli architetti di punta nel nuovo stile: Arata (per i palazzi Berri Meregalli), Broggi (per il palazzo della Borsa e la Banca d’Italia), Manfredini (al Kursaal Diana) e Stacchini, ideatore della stazione Centrale di Milano, dove realizza i dettagli decorativi della sontuosa Galleria di Testa; tra le otto Lupe romane che decorano la Stazione, spicca quella realizzata da Chini, che sormonta un piedistallo marmoreo all’interno del Padiglione Reale; un’altra, collocata sui padiglioni dei corpi laterali esterni, insieme ad altri gruppi scultorei, è opera dello scultore Giuseppe Gronchi.
Realizza la decorazione della Stazione Marittima di Ponte dei Mille a Genova, apre filiali in tutta Italia, e, con il declino delle decorazioni in cemento, si volge con successo al settore del cemento armato nell’ambito ingegneristico-costruttivo.

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