Specchio al mercurio

Gli specchi antichi spesso mostrano macchie di colore scuro o mancanze della superficie riflettente, dovute le prime ad alterazioni e le seconde alla caduta dello strato di mercurio con cui veniva ricoperta la superficie interna del vetro destinato a diventare uno specchio.

Fin dall’antichità l’uomo cercò di ottenere l’effetto riflettente necessario attraverso la levigatura di superfici a grana finissima, quale il bronzo, usato nell’antica Cina già nella dinastia Han per i celebri specchi ambiti dai collezionisti, oppure l’argento. Si trattava sempre di superfici ridotte e di oggetti destinati a classi molto abbienti. Sarà solo nel tardo Medioevo che nuove tecniche vedranno la luce: in particolare, la deposizione di argento o di piombo, in strato sottilissimo, al verso di una superficie in vetro, oppure attraverso la stagnatura, cioè la ricopertura del retro dello specchio con stagno liquido, fatto raffreddare.

La tecnica per l’ottenimento della superficie riflettente attraverso la deposizione di mercurio al di sopra di una serie di strati di stagno, accuratamente levigati, posti preliminarmente sulla superficie vetrosa permise di rivoluzionare il mercato degli specchi.

Il mercurio veniva non solo depositato, ma lavorato con una pietra apposita e con tamponi leviganti per lucidarlo.

I primi esemplari realizzati con questa tecnica risalgono al Cinquecento e furono il frutto delle ricerche dei Maestri vetrai veneziani. La qualità degli specchi così ottenuti era talmente superiore a quella consentita dalle precedenti tecnologie che la Serenissima pose sotto segreto la lavorazione. Nonostante la minaccia di severissime pene, ugualmente vi furono fughe di informazioni, tanto che già nel XVII secolo in Francia si realizzavano specchi al mercurio, anche se di qualità inferiore a quella veneziana. La famosa Galleria degli Specchi del Castello di Versailles è decorata con centinaia di specchi al mercurio realizzati presso la manifattura Saint-Gobain, celebre vetreria che ancor oggi, sotto lo stesso nome, produce vetri e cristalli per gli usi più diversi.

Alla Saint-Gobain fu messa a punto una tecnica per l’ottenimento di lastre di vetro in piano, e non ricavate dall’apertura di cilindri cavi, permettendo così di avere lastre di maggiori dimensioni.

Come tutte le lavorazioni legate all’uso del mercurio, da quella del feltro per i cappelli alle celebri dorature, anche quella degli specchi fu legata a un elevatissimo tasso di mortalità degli addetti ai lavori, in quanto i vapori di mercurio, tremendamente tossici, avvelenavano progressivamente gli artigiani.

Lo specchio al mercurio cedette il passo nel XIX secolo allo specchio in cui l’effetto riflettente fu ottenuto mediante l’uso di stagno e di alluminio, grazie all’invenzione del chimico tedesco Justus von Liebig, lo stesso del celebre estratto di carne. (ma58)